Autore: voxpopuli | Categoria: Politica | Voti: 1 - Commenti: 0
Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/incidente
di Rocco Bellantone e Luciano Tirinnanzi
Michel Aoun è il favorito per la nomina a nuovo presidente del Libano, dopo aver ottenuto il fondamentale appoggio dell’ex premier libanese, Saad Hariri. La sua nomina in parlamento dovrebbe avvenire nella seduta del 31 ottobre prossimo.
Ottantuno anni, cristiano maronita, Aoun è una figura chiave per il Libano: ex comandante dell’esercito, già primo ministro e presidente ad interim ai tempi della “guerra di liberazione” contro l’occupazione siriana del Libano (1989), si guadagnerà un posto nella storia del Paese per la sua ostinazione nel volere un Libano indipendente dalle molte forze straniere che hanno contribuito ad alimentare la guerra civile lungo i terribili anni Ottanta.
L’occupazione siriana e la fine della guerra civile avvengono ufficialmente nel 1990 con la firma degli accordi d’intesa nazionale, che prevedono la permanenza dell’esercito siriano in Libano. In questo contesto, Aoun è costretto all’esilio in Francia, dove fugge nel 1991 salvo poi rientrare in patria nel 2005, quando la Rivoluzione dei Cedri costringerà le forze siriane al definitivo ritiro dal Libano.
Oggi Aoun è leader del Blocco per la Riforma e il Cambiamento, alleato in parlamento al partito sciita Hezbollah nella coalizione Alleanza 8 Marzo, e ha il sostegno di Hariri e del blocco di partiti da questi guidato in parlamento riuniti nella Coalizione 14 Marzo. Con questo consenso politico, Aoun adesso ha i numeri sufficienti per assumere la presidenza e porre fine a un’annosa fase d’instabilità politica e di seggio vacante.
Dal maggio del 2014, infatti, il Libano è rimasto senza un capo dello Stato. Dopo la scadenza del mandato di Michel Suleiman, 15esimo presidente del Libano, le forze politiche rappresentate in parlamento si sono riunite per 45 volte consecutive, senza però riuscire a trovare mai un accordo su un nome.
In questi trenta mesi, il Paese è lentamente scivolato in una crisi economica e sociale sempre più profonda, aggravata dal vicino conflitto siriano: dal momento che i profughi fuggiti dalla Siria che hanno cercato rifugio in Libano sono ormai arrivati a quasi due milioni, il governo ha sempre più difficoltà a gestire questa catastrofe umanitaria, e i campi e le altre strutture per l’accoglienza sono ormai al collasso. Ma il governo è alle prese anche con altri problemi amministrativi tra cui l’emergenza spazzatura a cui non sembra essere in grado di porre rimedio.
Se il Libano è il Paese del Medio Oriente che sta subendo maggiormente le conseguenze del conflitto siriano, questo è dovuto anche al coinvolgimento diretto di Hezbollah sia nella politica libanese sia nella guerra: il “Partito di Dio” al momento dispiega in Siria circa l’80% della propria forza militare, cooperando con l’Iran per mantenere al potere il regime del presidente Bashar Al Assad.
L’intervento di Hezbollah ha esposto il Libano a enormi rischi sul piano della sicurezza, come hanno dimostrato negli ultimi tempi i ripetuti attentati avvenuti a Beirut e Tripoli e le tensioni concentrate nella valle della Beka’a, dove intere città come Arsal per mesi sono finite sotto il controllo di Jabhat Al Nusra (la formazione qaedista il cui nome attuale è Jabath Fateh Al Sham) e dello Stato Islamico, che in più occasioni hanno messo da parte la rivalità per unirsi in un fronte comune in questo quadrante.
Dopo due anni e mezzo d’impasse e scontri politici animati da vecchi dissapori mai risolti, adesso Michel Aoun sembra però aver trovato la quadra per farsi eleggere presidente. Hariri, musulmano sunnita con importanti appoggi all’estero da parte di potenze occidentali (Francia in primis) e dell’Arabia Saudita, nonché convinto sostenitore del fronte anti-Assad, finora si era opposto alla sua candidatura per via dell’alleanza tra Aoun e gli sciiti di Hezbollah. Adesso, però, ottenuta la promessa di un posto da primo ministro nel futuro governo, è pronto a sostenerlo.
Sulla scelta di Hariri ha pesato la cosiddetta “intesa di Maarab”: un accordo cui Aoun ha lavorato sottotraccia per dieci mesi insieme con il suo rivale Samir Geagea, leader delle Forze Libanesi, formazione cristiano-maronita nata dopo lo scioglimento delle Kataib (“le Falangi libanesi”). Le Forze Libanesi in parlamento sono alleate del partito di Hariri, il Movimento per il Futuro, che fa parte della più grande Coalizione 14 Marzo.
“Se Hariri si è esposto a sostegno di Aoun – spiega Roger Bou Chahine, direttore di OGMO, Osservatorio Geopolitico Mediorientale – è perché è arrivato il benestare di Geagea. Aoun e Geagea sono stati acerrimi nemici tra gli anni Ottanta e Novanta, durante la guerra civile in Libano (1975-1990, ndr). Uno scontro che finì male per entrambi: Aoun fu costretto all’esilio in Francia, mentre Geagea finì in carcere nel 1994 pagando per i crimini commessi durante la guerra civile. Se dovesse essere portata a compimento, questa strategia porrà fine a un conflitto freddo tra cristiani che in Libano è durato per decenni. Le possibilità restano comunque al 99%, perché in Libano siamo abituati ad assistere a sorprese dell’ultima ora”.
Il compromesso tra Aoun e Geagea è dunque l’unica via possibile per sbloccare la nomina del nuovo presidente: infatti, secondo il complesso sistema settario della politica libanese normato dal Patto Nazionale del 1943 che vide la nascita del Libano come stato multi-confessionale, il ruolo di presidente della Repubblica spetta di legge a un cristiano maronita, quello di primo ministro a un musulmano sunnita (in questo caso, Hariri) e quello di presidente del parlamento a un musulmano sciita.
Resta da capire se Hezbollah accetterà questo compromesso, oppure proverà a opporvisi, boicottando le trattative in corso, come ha già fatto negli ultimi anni. L’entrata in carica di un nuovo presidente e di un nuovo governo porrebbero, infatti, dei paletti al “Partito di Dio”, che finora ha potuto agire in totale autonomia in Siria, sfruttando gli ampi spazi di manovra concessi proprio da questa prolungata fase di stallo istituzionale.
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