di Luciano Tirinnanzi
@luciotirinnanzi
Il 20 ottobre del 2011, alle ore 8 del mattino il colonnello Muammar Gheddafi è ormai un dittatore in fuga. Dopo aver abbandonato Tripoli per la roccaforte di Sirte, viene intercettato in mezzo a un convoglio di 50 pick up e 250 fedelissimi del regime. Ne scaturisce una battaglia con i gruppi ribelli che gli danno la caccia da settimane. Lo scontro si conclude poco lontano dalla sua città natale, quando uno strike aereo della NATO si abbatte sul convoglio dei lealisti, infliggendo numerose perdite. Alcuni sopravvissuti al bombardamento, tra cui lo stesso Gheddafi, cercano rifugio nascondendosi in un riparo di fortuna, un oleodotto abbandonato lungo la strada. I ribelli, però, riescono a stanare Gheddafi e, dopo aver brutalmente abusato del suo corpo, lo uccidono sul posto. Le ultime parole pubbliche del rais che governava la Libia col pugno di ferro dal 1969, sono state a dir poco profetiche: “Senza di me sarà il caos”.
1969-2011 – La parabola di Gheddafi, dal golpe alla rivolta
La storia contemporanea della Libia è segnata indelebilmente dalla figura del colonnello Muammar Gheddafi, che nel 1969 rovesciala monarchia filo-occidentale di re Idris I con un golpe militare di alcuni ufficiali, e inaugura la “Rivoluzione verde” panarabista nel Paese, che dal 1977 verrà rinominato Grande Jamahiriyya araba Libica Popolare Socialista.
In breve, Gheddafi nazionalizza imprese e possedimenti stranieri e chiude le basi americane nel Paese. Nel tentativo di accreditarsi come statista di spessore internazionale, negli anni del suo governo dittatoriale, il colonnello riesce a imporsi in ambito internazionale anche come mediatore nei vari conflitti sociali, cavalcando alternativamente il panarabismo e il panafricanismo. Ma la radicalizzazione delle sue scelte politiche, soprattutto in funzione anti-occidentale, avvicina progressivamente la Libia a numerosi gruppi terroristici, di cui diventa principale finanziatore.
Negli anni Ottanta sostiene gruppi terroristi come il palestinese Settembre Nero, cosa che provoca le ire degli Stati Uniti: nell’aprile del 1986 la Libia, e Tripoli in particolare, vengono bombardate per ordine di Ronald Reagan, ma il rais scampa miracolosamente a un tentativo diretto principalmente contro la sua persona. Nel 1988, l’ONU commina un pesante embargo economico contro la Libia, come ritorsione per l’attentato di Lockerbie avvenuto nel dicembre lo stesso anno, quando l’aereo commerciale della PanAm esplode in volo da Londra a New York a causa di una bomba, schiantandosi sulla cittadina scozzese di Lockerbie.
Il processo di alienazione della Libia dalle relazioni diplomatiche internazionale va avanti lungo tutti gli anni Novanta, periodo in cui la Libia rientra nella categoria dei “Paesi canaglia” mentre la politica del colonnello si concentra sull’Africa e sul suo sogno di un’unione panafricana, che lo porterà nel 1989 a formare l’Unione Araba del Maghreb con Algeria, Marocco, Mauritania e Tunisia e poi nel 2009 ad essere eletto capo dell’Unione Africana in Etiopia, che si prefigge lo scopo di creare gli Stati Uniti d’Africa.
Solo negli anni Duemila Gheddafi riuscirà invece a ristabilire buoni rapporti diplomatici con gli USA (2006) e con l’Occidente e a vedere diminuite le sanzioni contro il suo Paese: la Libia verrà in seguito definitivamente depennata dalla lista dei Paesi sponsor del terrorismo.
L’ondata di proteste che dal dicembre 2010 iniziano a scuotere il Nord Africa colpisce anche la Libia nel febbraio 2011. Da qui inizia la rivolta contro il regime libico, che si fa particolarmente dura a Bengasi, che guida una rivolta che presto si estenderà a macchia d’olio anche al resto del Paese.
Segue una guerra civile che oppone le forze fedeli a Gheddafi agli insorti del consiglio Nazionale Libico. A seguito della risoluzione 1973, la NATO interviene militarmente. all’intervento prendono parte Stati Uniti, Francia, Regno Unito, Italia, Canada, Qatar ed Emirati Arabi Uniti. Rovesciato il regime, il 20 ottobre 2011 Gheddafi viene catturato e ucciso nella sua città natale di Sirte. Il suo assassinio segna la fine della guerra e l’inizio del caos da lui stesso preconizzato.
La Timeline 2011-2016
Febbraio 2011 – L’arresto di un attivista per i diritti umani scatena le proteste della popolazione contro il regime del Colonnello Gheddafi.
Marzo-agosto 2011 – Con l’operazione “Odyssey Dawn” inizia la guerra in Libia: la NATO bombarda le installazioni militari libiche, mentre i ribelli sostenuti dagli attacchi aerei franco-britannici avanzano da Bengasi fino a Tripoli, sede del governo e del compound di Gheddafi.
Ottobre 2011 – Il colonnello Muammar Gheddafi viene catturato e ucciso durante la fuga. Il principale gruppo di opposizione, il Consiglio Nazionale di Transizione (CNT), dichiara la Libia ufficialmente “liberata”.
Gennaio 2012 – Nuovi scontri tra clan scoppiano tra le ex forze ribelli che controllano Bengasi. Nei mesi successivi prosegue l’instabilità mentre le milizie d’opposizione si sfaldano e si parcellizzano in fazioni rivali. Inizia una lunga battaglia per il potere e il controllo delle risorse petrolifere sia a est che a ovest della Libia.
Settembre 2012 – In questo clima surriscaldato, l’ambasciatore americano Christopher Stevens e tre funzionari USA vengono uccisi a Bengasi da uomini armati, durante un assalto al consolato americano l’11 settembre.
Novembre 2012 – Emerge un nuovo governo liberale, guidato dal premier Ali Zeidan.
(L’ex premier libico Ali Zeidan)
Maggio 2013 – Gli uffici governativi e il parlamento vengono ripetutamente assediati dagli uomini che gestiscono la sicurezza di Tripoli.
Agosto 2013 – Gruppi di ribelli sfuggiti al controllo del governo cominciano lunghi mesi di blocco dei terminali petroliferi, contribuendo a un deterioramento economico e della sicurezza della Libia.
Ottobre 2013 – Il premier Ali Zeidan subisce un sequestro lampo da parte di miliziani di Tripoli, riconoscibili nei membri della Libya Revolutionaries Operations Room (LROR).
Novembre 2013 – Scontri tra esercito libico e combattenti islamici (tribù locali e affiliati salafiti riconducibili ad Ansar Al Sharia) si registrano in varie parti del Paese.
Febbraio 2014 – Nuove proteste scoppiano dopo che il parlamento libico rifiuta di sciogliersi al termine del proprio mandato.
Marzo 2014 – Il premier Ali Zeidan viene esautorato dei poteri dal parlamento, comincia il caos istituzionale. Abdullah Al Thinni diviene capo del governo ad interim.
Maggio 2014 – Gli islamici di Ansar Al Sharia proliferano nella Cirenaica, mentre il generale Khalifa Haftar prende il controllo dell’esercito regolare LNA (Libyan National Army) e promette di sconfiggerli.
Giugno 2014 – Si svolgono le elezioni per il nuovo parlamento, vota meno del 50% della popolazione, vincono i liberali. Il governo annuncia la prima riunione del nuovo parlamento a Bengasi entro il 4 agosto nella nuova sede di Bengasi.
Luglio 2014 – La Libia precipita nella guerra civile, il Paese si divide e nascono città-Stato, ciascuna sotto il controllo di brigate indipendenti come quelle di Zintan e Misurata, mentre Ansar Al Sharia prende il sopravvento a Bengasi.
Agosto 2014 – A causa dei combattimenti, il parlamento non può riunirsi a Bengasi e ripara a Tobruk, al confine con l’Egitto. Una parte consistente dei vertici e della base di Ansar Al Sharia dichiara la nascita del “Califfato Islamico” in Cirenaica.
(Miliziani di ISIS annunciano l’esecuzione di cristiani etiopi in Libia)
Ottobre 2014 – Il segretario generale dell’ONU, Ban Ki-Moon, preme per la ripresa dei colloqui tra il parlamento insediatosi a Tobruk – di cui è espressione il governo del premier Al Thinni – e le fazioni politiche che controllano invece la capitale Tripoli con il sostegno delle milizie islamiste della coalizione Alba Libica. Secondo le stime delle Nazioni Unite sono oltre 100mila gli sfollati causati dagli ultimi scontri. Intanto lo Stato Islamico prende il controllo della città portuale di Derna, situata nella parte orientale della Libia.
Gennaio 2015 – L’esercito libico guidato dal generale Haftar e la coalizione delle milizie islamiste che controllano Tripoli si dicono pronte a rispettare un cessate il fuoco parziale dopo gli ultimi colloqui condotti dalle Nazioni Unite a Ginevra.
Febbraio 2015 - Raid di caccia egiziani colpiscono postazioni dello Stato Islamico a Derna un giorno dopo la diffusione sul web di un video in cui il Califfato mostra la decapitazione di 21 cristiani copti egiziani.
Marzo 2015 - L’offensiva dell’esercito libico per strappare a ISIS il controllo di Derna fallisce. Lo Stato Islamico prende il controllo della città portuale di Sirte, situata a metà strada tra Tripoli e Bengasi. Pochi mesi più tardi la città verrà proclamata capitale di ISIS in Libia.
2015 Luglio - Un tribunale di Tripoli condanna a morte per i crimini commessi durante la rivolta del 2011 uno dei figli di Gheddafi, Saif al-Islam, e altri otto ex funzionari del regime.
Gennaio 2016 - Le Nazioni Unite annunciano dalla Tunisia la nascita di un nuovo governo ad interim assegnandone la guida al premier Faiez Serraj. Ma né il parlamento di Tobruk né quello di Tripoli ne riconoscono l’autorità. ISIS attacca il terminal petrolifero di Ras Lanuf nella Mezzaluna Petrolifera e minaccia di marciare verso Al Brega e Tobruk.
(Il premier designato dalle Nazioni Unite Faiez Serraj)
Marzo 2016 - I membri del nuovo Governo di Accordo Nazionale (GNA) arrivano a Tripoli ma non possono entrare all’interno della città a causa delle limitate condizioni di sicurezza. L’esecutivo si insedia temporaneamente in una base navale situata di fronte alla costa della città.
Aprile 2016 - Personale delle Nazioni Unite torna a essere operativo a Tripoli a distanza di due anni.
Maggio 2016 - Le forze fedeli al nuovo Governo di Accordo Nazionale avviano una campagna militare per riprendere il controllo di Sirte in mano a ISIS. Ma ad oggi, a cinque mesi di distanza, la città non è stata ancora definitivamente liberata. Forze speciali francesi, inglesi, americane e italiane iniziano a compiere operazioni segrete in varie aree del Paese contro i miliziani jihadisti.
Agosto 2016 - Caccia e droni USA bombardano le postazioni di ISIS a Sirte su richiesta del governo di Serraj.
(Il generale della Cirenaica Khalifa Haftar)
Settembre 2016 - L’esercito del generale Haftar entra nei territori della Mezzaluna Petrolifera prendendo il controllo dei terminal di Es Sider, Ras Lanuf, Zuwaytina e Al Braga senza trovare alcuna opposizione da parte dei miliziani della Guardia Petrolifera (Petroleum Facilities Guard) agli ordini di Ibrahim Jadran e alleata al nuovo governo di Serraj. Nei giorni seguenti il governo italiano annuncia l’avvio dell’Operazione “Ippocrate” che prevede l’invio di circa 300 tra medici, infermieri e militari per la creazione di un ospedale da campo a Misurata.
Ottobre 2016 - Con un colpo di mano il 15 ottobre l’ex premier Khalifa Al Ghwell rigetta nel caos Tripoli, prendendo il comando delle principali sedi governative tripoline approfittando dell’assenza del primo ministro designato dall’ONU, Faiez Al Serraj, che si trovava a Tunisi per impegni istituzionali. Serraj torna a Tripoli pochi giorni dopo. Entrambi si dichiarano al comando della capitale libica.
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Fonte:
http://www.lookoutnews.it/libia-gheddafi-morte-timeline-guerra/