di Luigi Rossiello
“Io non voto per nessuno”. È questa la più grande novità che potrebbe influenzare le prossime elezioni presidenziali in Bulgaria. Nella consultazione del 6 novembre per le elezioni presidenziali, i cittadini bulgari potranno infatti disporre per la prima volta di questa opzione, dopo l’introduzione di un nuovo emendamento alla legge elettorale che prevede l’obbligatorietà del voto anche nel caso in cui l’elettore non intenda esprimere la propria preferenza per nessuno dei candidati.
Come c’era da attendersi, le polemiche relative a questo emendamento, che definire confuso è poco, non potevano mancare. La maggiore controversia riguarda il valore che verrà attribuito alle schede in cui verrà barrata l’opzione “Io non voto per nessuno”. Se in un primo momento si voleva attribuire un valore a tale voto solo in termini di affluenza, sembra adesso che le schede con tale opzione verranno conteggiate nei risultati finali. Perché, secondo chi è contrario a questo meccanismo, chi porrà il segno sull’opzione “Io non voto per nessuno” finirà per dare un vantaggio al candidato che ha le maggiori possibilità di vittoria. Le polemiche politiche tra favorevoli e contrari a questo nuovo meccanismo gravano ora sulla Commissione Elettorale Centrale e sulla Corte Costituzionale, alla quale diversi partiti si sono già appellati chiedendo che vengano applicate le norme costituzionali.
Chi sono i candidati in gara
In Bulgaria per essere eletto presidente della Repubblica al primo turno un candidato deve ottenere la maggioranza assoluta dei voti, con un’affluenza del 50% più 1 degli aventi diritto. Un eventuale secondo turno è previsto per il 13 novembre. Attualmente, considerando i sondaggi più recenti, Tsetska Tsacheva, candidata del partito di centro-destra Gerb (Cittadini per lo sviluppo europeo della Bulgaria) del premier Boyko Borisov, sembra essere la favorita. La sua principale sfidante è Rumen Radev, ex comandante dell’aeronautica nominato dal Partito Socialista Bulgaro (BSP).
(Tsetska Tsacheva, candidata del partito di centro-destra Gerb)
I due candidati principali, nella serata di mercoledì 19 ottobre, hanno dato vita a un dibattito televisivo in stile americano. Durante la trasmissione, tra reciproci attacchi e sfoggio di retorica, il candidato del Gerb e quello del BSP si sono confrontati soprattutto su questioni riguardanti la politica estera e le sanzioni nei confronti della Russia. Al netto del fatto che il voto del 6 novembre è una corsa tra i due, non vanno comunque dimenticati gli altri candidati in competizione. Sono ben 21 tra cui musicisti, showmen, un ex galeotto, un deputato nazionalista accusato di pedofilia e Plamen Oresharski, conosciuto per essere stato il meno popolare primo ministro nella storia del Paese. È il numero più alto di candidati alla presidenza dal 1992, anno delle prime presidenziali democratiche in Bulgaria.
(Rumen Radev, candidato del Partito Socialista Bulgaro, foto Novinite.com)
Parlando di numeri, da segnalare è il record di 34mila bulgari che hanno fatto richiesta di votare dall’estero. Le quote maggiori si sono registrate in Regno Unito con 7.106 richieste, in Turchia (6.587), Germania (3.508) e negli Stati Uniti (2.933). Sempre il 6 novembre, gli elettori sono anche chiamati a esprimersi attraverso un referendum circa l’adozione del sistema maggioritario per le elezioni dei parlamentari, sull’obbligatorietà del voto (nonostante l’emendamento sia già stato approvato) e sulla riduzione del sussidio di Stato per ogni voto valido ottenuto dai partiti e dalle coalizioni alle elezioni parlamentari.
Bulgaria, tra Europa e Russia
Se è pur vero che le elezioni presidenziali bulgare non stanno avendo grosso appeal mediatico, né possono essere considerate un rilevante evento politico rispetto ad altri in corso a livello internazionale (in primis le elezioni americane dell’8 novembre), a destare maggior interesse è piuttosto il contesto generale nel quale si tengono queste consultazioni.
La Bulgaria, infatti, può essere considerata una terra di confine tra l’Unione Europea e le sue frontiere a est. L’affaccio sul Mar Nero la pone anche come baluardo in uno scacchiere più ampio in cui i due blocchi, Ovest ed Est, stanno tornando a confrontarsi in modo sempre più critico.
Sulla posizione della Bulgaria, a metà strada tra i due blocchi si è espresso chiaramente l’ambasciatore statunitense a Sofia Eric Rubin. A suo dire è assolutamente sbagliato pensare che il Paese non possa avere buoni rapporti con la Russia solo perchè è membro della NATO e dell’UE. Il suo intervento non è stato però casuale, poiché è arrivato proprio nel momento di maggiore presenza russa in terrirorio bulgaro. E per contrastare mediaticamente questa presenza, l’ambasciatore Rubin ha ricordato i cospicui investimenti targati USA effettuati negli ultimi tre anni in Bulgaria in settori come l’agricoltura, la tecnologia, la ricerca e lo sviluppo.
(Il presidente della Bulgaria Rosen Plevneliev)
Paese dell’Europa sudorientale, membro della NATO dal 2004 e dell’Unione europea dal 2007, la Bulgaria garantisce, ormai da tempo, una certa affidabilità ai partner occidentali. Allo stesso tempo, però, Sofia non può permettersi di compromettere totalmente il dialogo con Mosca. Il presidente uscente Rosen Plevneliev ha di recente dovuto precisare di non avere un atteggiamento aggressivo nei confronti della Russia, nonostante dal 2014 sia uno dei più convinti critici di Vladimir Putin in merito all’annessione della Crimea alla Federazione Russa e alla situazione in Ucraina orientale. Tale presa di posizione ha più volte portato Plevneliev a uno scontro con il primo ministro bulgaro Borisov, il quale lo ha accusato di non contribuire al buon andamento delle relazioni bilaterali tra i due Paesi.
È innegabile, inoltre, che le sanzioni occidentali applicate nei confronti della Russia abbiano evidenziato come la Bulgaria sia fortemente dipendente da Mosca per quanto riguarda l’energia, le entrate relative al turismo e per parte delle esportazioni. Le difficoltà economiche della Bulgaria hanno dunque un peso specifico nei rapporti tra i due Paesi. Nonostante l’agenzia Moody’s abbia di recente confermato il suo rating a un livello Baa2 (grado di protezione medio) con una previsione stabile, rilevato come diversi indicatori sul lungo periodo siano relativamente favorevoli e previsto che il consolidamento fiscale continuerà anche per il prossimo anno, le difficoltà del Paese più povero dell’Unione Europea sono innegabili. Motivo per cui c’è da attendersi che, a prescindere da chi sarà il nuovo presidente, tanto il Cremlino quanto l’Occidente continueranno a fare leva su queste debolezze per attirare nella loro orbita la Bulgaria.
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Fonte:
http://www.lookoutnews.it/bulgaria-elezioni-presidenziali-6-novembre-2016-candidati/