venerdì 14 ottobre 2016

Come vengono reclutati i jihadisti nelle carceri europee

di Rocco Bellantone

@RoccoBellantone

 

Il suicidio nel carcere di Lipsia di Jaber Albakr, presunto terrorista siriano affiliato a ISIS arrestato il 9 ottobre con l’accusa di aver preparato un attentato a un aeroporto di Berlino, ha innescato nuove polemiche sulle carceri in Europa. Albakr era arrivato in Germania tra le migliaia di profughi entrati nel Paese nel febbraio del 2015. Secondo gli inquirenti tedeschi stava pianificando un attentato simile per dimensioni a quello di Parigi del novembre 2015 e di Bruxelles del marzo 2016, come dimostrato dal ritrovamento nel suo appartamento di un chilo e mezzo di Tatp (il tipo di esplosivo che era stato usato per le stragi in Francia e Belgio), e di una cintura esplosiva pronta per essere azionata. Denunciato da tre suoi connazionali, si è impiccato nella sua cella il 12 ottobre nonostante fosse sotto osservazione perché aveva minacciato di iniziare uno sciopero della fame a oltranza.

 

Lasciare che una possibile fonte da cui ottenere informazioni sulla rete jihadista a cui apparteneva si uccidesse è un errore che le forze di sicurezza di tutta Europa – e in particolare di Belgio, Francia e Germania dove si sono registrati gli attacchi più violenti negli ultimi due anni – non possono più permettersi.

 

Il caso di Albakr, al netto dell’accertamento delle responsabilità sul suo suicidio, dimostra che le carceri europee stanno diventando sempre di più luoghi fertili in cui soprattutto lo Stato Islamico sta reclutando nuove leve tra i carcerati di fede musulmana e, quando necessario, regolare conti in sospeso con chi ha tradito o potrebbe tradire la causa del Califfato.

 

Elementi interessanti in tal senso emergono da uno studio pubblicato l’11 ottobre dal think tank britannico ICSR (International Center for the Study of Radicalisation and Political Violence), con sede al King College di Londra, il cui titolo è Criminal Pasts, Terrorist Futures: European Jihadists and the New Crime-Terror Nexus.

 

Il rapporto è stato redatto esaminando i profili di 79 jihadisti rinchiusi nelle carceri europee dal 2001, provenienti da Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Francia, Germania e Paesi Bassi. Tutti hanno un passato criminale e tutti prima di essere arrestati sono andati a combattere in Siria o sono stati coinvolti in attacchi terroristici compiuti in Europa. I 79 jihadisti fanno parte dei circa 5mila europei occidentali che negli ultimi cinque anni si sono diretti in Medio Oriente per unirsi a ISIS e a Jabhat Al Nusra, gruppo qaedista il cui nome dal luglio scorso è Jabhat Fateh al-Sham.

 

Lipsia_carcere(Il carcere di Lipsia in cui si è suicidato il presunto terrorista siriano Jaber Albakr)

 

Dei casi presi in considerazione, il 27% per cento di coloro che è stato in prigione è stato radicalizzato dietro le sbarre, mentre il 57% era stato in carcere prima di avvicinarsi ad ambienti jihadisti. Nell’analizzare le loro storie l’ICSR ha individuato un comune momento di passaggio in cui dal mondo criminale i soggetti hanno “fatto il salto” in quello jihadista. Il salto per tutti, come detto, si è consumato in carcere. Ma mentre per alcuni si è trattato dell’“evoluzione fisiologica” di un percorso contraddistinto dall’illegalità che era stato avviato molti anni prima, per altri la radicalizzazione è stata vista come la porta d’accesso alla redenzione per i crimini commessi in passato.

 

I ghetti jihadisti nelle prigioni

Secondo lo studio del think thank inglese, i canali di comunicazione all’interno delle carceri europee tra criminali comuni e jihadisti si sarebbero amplificati con l’emergere di cellule di ISIS in Europa. È qui che lo Stato Islamico negli ultimi due anni ha concentrato i maggiori sforzi per reclutare nuovi adepti, mettendo in secondo piano le moschee e le università, luogo quest’ultimo in cui il jihad non ha mai attecchito in modo profondo in Europa.

 

Il profilo del criminale da attirare nei “ghetti jihadisti” all’interno delle carceri ha delle caratteristiche precise: “giovane, arrabbiato e violento”, si legge nello studio, proveniente dalle classi sociali più povere e disagiate, con problemi di discriminazione alle spalle, dunque “maturo” per la radicalizzazione. Si tratta di profili particolarmente attrattivi per il Califfato, in quanto hanno già familiarità con le armi e sanno dove procurarsele nel momento in cui saranno chiamati all’azione.

 

Secondo il direttore dell’ICSR Peter Neumann, nelle carceri europee i confini tra criminali e jihadisti stanno diventando sempre più labili. “La prigione – spiega nello studio – sta diventando un luogo sempre più centrale in cui i jihadisti possono prendere nuovi contatti e allargare le loro reti. Data la recente impennata degli arresti e delle condanne per terrorismo siamo convinti che le carceri diventeranno un terreno sempre più fertile per il movimento jihadista”. Inoltre, prosegue Neumann, in buona parte dei casi il processo di radicalizzazione non va incontro a grossi ostacoli perché “molte di queste persone sono state già condannate per crimini violenti” motivo per cui “il salto verso l’estremismo violento non è poi così grande”.

 

La ricerca della redenzione

L’altro aspetto interessante dello studio, come detto, è quello della ricerca della redenzione. Emblematico è il caso di Ali Almanasfi, un siriano con cittadinanza britannica residente a Londra che ha combattuto in Siria dopo aver scontato una pena in prigione per aggressione violenta. Nel suo rapporto ICSR pone particolare rilevanza alle sue parole. “Io voglio fare qualcosa di buono nella mia vita – afferma Almanasfi – per una volta voglio fare qualcosa di puro” riferendosi alla possibilità di abbracciare la causa jihadista.

 

Conversioni come quella di questo siriano, secondo Neumann, sono molto più frequenti nel momento in cui a ispirare il processo di radicalizzazione è lo Stato Islamico. “Pensiamo che in questa fase lo Stato Islamico non abbia come principale obiettivo quello di essere un’organizzazione teologica. ISIS intende piuttosto incarnare la brutalità, la forza e il potere di cui questi giovani vogliono riappropriarsi”. Il messaggio lanciato nei loro confronti sul piano comunicativo si sta rivelando efficace nella sua inquietante semplicità. “Fondamentalmente – conclude lo studio – ISIS dice loro: puoi continuare a fare tutte le cose che hai fatto prima, ma ora per te c’è la possibilità di accedere al paradiso”.

L'articolo Come vengono reclutati i jihadisti nelle carceri europee sembra essere il primo su .



Fonte: http://www.lookoutnews.it/carceri-europa-isis-jihadisti-reclutamento/

Super fibra ottica: Facebook e Google alleati nel progetto

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Da Los Angeles a Hong Kong, 13 mila chilometri a 120 terabytes al secondo Il progetto è notevole, come i nomi dei colossi padri fondatori: Facebook e Google. Le due società stanno pianificando la posa di un cavo sottomarino in fibra ottica che attraverserà tutto l’Oceano Pacifico. La fine dei lavori è prevista per l’estate del 2018. La lunghezza totale sarà di circa 13 mila chilometri, con una vel [...]

Autore: Oriana | Categoria: Scienza e Tecnologia | Voti: 1 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/super-fibra-ottica-facebook-google-alleati-nel-progetto

Prima che i loro popoli si arrabbino

Ieri pomeriggio, alla Camera, è stato presentato il libro di Riccardo Staglianò [...]

Autore: Hurricane | Categoria: Politica | Voti: 5 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/prima-che-loro-popoli-arrabbino

Friday the 13th: The Game slitta al prossimo anno - confermata la modalità singleplayer

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Il videogioco di Gun Media e IllFonic ambientato nella dimensione horror di Venerdì 13 uscirà nel 2017 ma potrà essere giocato anche in singolo [...]

Autore: SuperMario | Categoria: Scienza e Tecnologia | Voti: 1 - Commenti: 0


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Aamps Livorno, Filippo Nogarin su Facebook: “Sono indagato anche per abuso d’ufficio”

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Il sindaco di Livorno Filippo Nogarin ha “scoperto” di essere indagato anche per abuso d’ufficio nell’ambito dell”inchiesta sulla municipalizzata Aamps. Insieme a lui anche l’assessore al Bilancio Gianni Lemmetti. La notizia era stata anticipata a maggio scorso da il Tirreno, aggiungendo che il primo cittadino è indagato anche per bancarotta fraudolenta e falso in bilancio. Nogarin … [...]

Autore: inkiesta | Categoria: Politica | Voti: 3 - Commenti: 0


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Vaccino contro polmonite: pochi sanno della sua esistenza

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Il vaccino contro l’influenza stagionale oppure contro altre malattie sono comunemente noti ai più ma c’è un altro tipo di vaccino che invece resta quasi del tutto sconosciuto: quello contro la polmonite. Il fatto che sia praticamente sconosciuto è probabilmente legato anche al fatto che si tende a minimizzare quando si parla di polmonite ma in realtà ciò non dovrebbe accadere dato che, soltanto n [...]

Autore: vitruviano | Categoria: Salute e Alimentazione | Voti: 1 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/vaccino-contro-polmonite-pochi-sanno-della-sua-esistenza

Manovra, Renzi: 'Maxi piano di assunzione per 10mila statali e abolizione di Equitalia'

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Durante l'assemblea Anci di Bari, il presidente del Consiglio Matteo Renzi ha annunciato alcuni interventi che saranno contenuti nella legge di stabilità: fondi per la messa in sicurezza delle scuole fuori dal patto di stabilità, abolizione di Equitalia e anticipo pensionistico. [...]

Autore: voxpopuli | Categoria: Politica | Voti: 3 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/manovra-renzi-maxi-piano-assunzione-per-10mila-statali-abolizione-equitalia

Parigi più verde entro il 2020: una legge permette a tutti di avere un giardino urbano

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Fra dieci anni Parigi potrebbe essere tra le città più verdi al mondo grazie alla nuova legge che consente a chiunque di piantare il proprio orto, giardino o aiuola, sui tetti, le pareti o dove più gli piaccia in città. [...]

Autore: mynews24 | Categoria: Altro | Voti: 1 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/parigi-verde-entro-2020-una-legge-permette-tutti-avere-giardino-urbano

Sulla Rai una campagna del sì da regime

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Venti passaggi al giorno per sette giorni (per ora) fanno circa due milioni di euro, se parlassimo di spot pubblicitari. E in verità ne stiamo parlando, perché la comunicazione cosiddetta istituzionale del governo sul referendum è un’inserzione commerciale pura e semplice. E ha inondato le reti della Rai sotto specie di comunicazione di utilità sociale, secondo la dizione prevista dalla legge. Que [...]

Autore: DonChisciotte | Categoria: Politica | Voti: 5 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/sulla-rai-una-campagna-del-regime

Il reclutamento di jihadisti nelle carceri europee

di Rocco Bellantone

@RoccoBellantone

 

Il suicidio nel carcere di Lipsia di Jaber Albakr, presunto terrorista siriano affiliato a ISIS arrestato il 9 ottobre con l’accusa di aver preparato un attentato a un aeroporto di Berlino, ha innescato nuove polemiche sulle carceri in Europa. Albakr era arrivato in Germania tra le migliaia di profughi entrati nel Paese nel febbraio del 2015. Secondo gli inquirenti tedeschi stava pianificando un attentato simile per dimensioni a quello di Parigi del novembre 2015 e di Bruxelles del marzo 2016, come dimostrato dal ritrovamento nel suo appartamento di un chilo e mezzo di Tatp (il tipo di esplosivo che era stato usato per le stragi in Francia e Belgio), e di una cintura esplosiva pronta per essere azionata. Denunciato da tre suoi connazionali, si è impiccato nella sua cella il 12 ottobre nonostante fosse sotto osservazione perché aveva minacciato di iniziare uno sciopero della fame a oltranza.

 

Lasciare che una possibile fonte da cui ottenere informazioni sulla rete jihadista a cui apparteneva si uccidesse è un errore che le forze di sicurezza di tutta Europa – e in particolare di Belgio, Francia e Germania dove si sono registrati gli attacchi più violenti negli ultimi due anni – non possono più permettersi.

 

Il caso di Albakr, al netto dell’accertamento delle responsabilità sul suo suicidio, dimostra che le carceri europee stanno diventando sempre di più luoghi fertili in cui soprattutto lo Stato Islamico sta reclutando nuove leve tra i carcerati di fede musulmana e, quando necessario, regolare conti in sospeso con chi ha tradito o potrebbe tradire la causa del Califfato.

 

Elementi interessanti in tal senso emergono da uno studio pubblicato l’11 ottobre dal think tank britannico ICSR (International Center for the Study of Radicalisation and Political Violence), con sede al King College di Londra, il cui titolo è Criminal Pasts, Terrorist Futures: European Jihadists and the New Crime-Terror Nexus.

 

Il rapporto è stato redatto esaminando i profili di 79 jihadisti rinchiusi nelle carceri europee dal 2001, provenienti da Belgio, Gran Bretagna, Danimarca, Francia, Germania e Paesi Bassi. Tutti hanno un passato criminale e tutti prima di essere arrestati sono andati a combattere in Siria o sono stati coinvolti in attacchi terroristici compiuti in Europa. I 79 jihadisti fanno parte dei circa 5mila europei occidentali che negli ultimi cinque anni si sono diretti in Medio Oriente per unirsi a ISIS e a Jabhat Al Nusra, gruppo qaedista il cui nome dal luglio scorso è Jabhat Fateh al-Sham.

 

Lipsia_carcere(Il carcere di Lipsia in cui si è suicidato il presunto terrorista siriano Jaber Albakr)

 

Dei casi presi in considerazione, il 27% per cento di coloro che è stato in prigione è stato radicalizzato dietro le sbarre, mentre il 57% era stato in carcere prima di avvicinarsi ad ambienti jihadisti. Nell’analizzare le loro storie l’ICSR ha individuato un comune momento di passaggio in cui dal mondo criminale i soggetti hanno “fatto il salto” in quello jihadista. Il salto per tutti, come detto, si è consumato in carcere. Ma mentre per alcuni si è trattato dell’“evoluzione fisiologica” di un percorso contraddistinto dall’illegalità che era stato avviato molti anni prima, per altri la radicalizzazione è stata vista come la porta d’accesso alla redenzione per i crimini commessi in passato.

 

I ghetti jihadisti nelle prigioni

Secondo lo studio del think thank inglese, i canali di comunicazione all’interno delle carceri europee tra criminali comuni e jihadisti si sarebbero amplificati con l’emergere di cellule di ISIS in Europa. È qui che lo Stato Islamico negli ultimi due anni ha concentrato i maggiori sforzi per reclutare nuovi adepti, mettendo in secondo piano le moschee e le università, luogo quest’ultimo in cui il jihad non ha mai attecchito in modo profondo in Europa.

 

Il profilo del criminale da attirare nei “ghetti jihadisti” all’interno delle carceri ha delle caratteristiche precise: “giovane, arrabbiato e violento”, si legge nello studio, proveniente dalle classi sociali più povere e disagiate, con problemi di discriminazione alle spalle, dunque “maturo” per la radicalizzazione. Si tratta di profili particolarmente attrattivi per il Califfato, in quanto hanno già familiarità con le armi e sanno dove procurarsele nel momento in cui saranno chiamati all’azione.

 

Secondo il direttore dell’ICSR Peter Neumann, nelle carceri europee i confini tra criminali e jihadisti stanno diventando sempre più labili. “La prigione – spiega nello studio – sta diventando un luogo sempre più centrale in cui i jihadisti possono prendere nuovi contatti e allargare le loro reti. Data la recente impennata degli arresti e delle condanne per terrorismo siamo convinti che le carceri diventeranno un terreno sempre più fertile per il movimento jihadista”. Inoltre, prosegue Neumann, in buona parte dei casi il processo di radicalizzazione non va incontro a grossi ostacoli perché “molte di queste persone sono state già condannate per crimini violenti” motivo per cui “il salto verso l’estremismo violento non è poi così grande”.

 

La ricerca della redenzione

L’altro aspetto interessante dello studio, come detto, è quello della ricerca della redenzione. Emblematico è il caso di Ali Almanasfi, un siriano con cittadinanza britannica residente a Londra che ha combattuto in Siria dopo aver scontato una pena in prigione per aggressione violenta. Nel suo rapporto ICSR pone particolare rilevanza alle sue parole. “Io voglio fare qualcosa di buono nella mia vita – afferma Almanasfi – per una volta voglio fare qualcosa di puro” riferendosi alla possibilità di abbracciare la causa jihadista.

 

Conversioni come quella di questo siriano, secondo Neumann, sono molto più frequenti nel momento in cui a ispirare il processo di radicalizzazione è lo Stato Islamico. “Pensiamo che in questa fase lo Stato Islamico non abbia come principale obiettivo quello di essere un’organizzazione teologica. ISIS intende piuttosto incarnare la brutalità, la forza e il potere di cui questi giovani vogliono riappropriarsi”. Il messaggio lanciato nei loro confronti sul piano comunicativo si sta rivelando efficace nella sua inquietante semplicità. “Fondamentalmente – conclude lo studio – ISIS dice loro: puoi continuare a fare tutte le cose che hai fatto prima, ma ora per te c’è la possibilità di accedere al paradiso”.

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Fonte: http://www.lookoutnews.it/carceri-europa-isis-jihadisti-reclutamento/

Clima: Studio, le foreste contribuiscano solo marginalmente a mitigare il cambiamento climatico

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Molte delle attuali politiche ambientali si basano sull’assunto che l’aumento della superficie boschiva possa mitigare il cambiamento climatico attraverso il sequestro di carbonio, e al tempo stesso sostenere la biodiversità. Un recente studio internazionale, coordinato dalla Sapienza, sembra però far emergere un altro dato e cioè che le politiche di afforestazione della Ue contribuiscano solo mar [...]

Autore: brinarosa | Categoria: Scienza e Tecnologia | Voti: 1 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/clima-studio-foreste-contribuiscano-solo-marginalmente-mitigare-cambiamento-climatico-1

Brasile: nuovi guai giudiziari per Lula

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Arriva il terzo rinvio a giudizio per Lula. La sua ricandidatura per le presidenziali del 2018 si allontana [...]

Autore: Articolo3 | Categoria: Politica | Voti: 3 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/brasile-nuovi-guai-giudiziari-per-lula

Thailandia: la morte del re Bhumibol e le incognite della successione

di Priscilla Inzerilli

Il re della Thailandia Bhumibol Adulyadej, nono sovrano della dinastia Chakri, è deceduto il 13 ottobre all’eta di 88 anni, in seguito a una lunga malattia. A dare l’annuncio ufficiale è stato il generale Prayut Chan-ocha, attuale primo ministro, in un messaggio a reti unificate. Con il suo annuncio il premier ha rotto una tradizione che durava da anni secondo la quale parlare esplicitamente delle condizioni di salute del sovrano era considerato un reato di lesa maestà.

 

Tocca ora al principe Maha Vajiralongkorn, unico figlio maschio di re Bhumibol, il compito di raccogliere la difficile eredità del padre. Il sovrano più longevo e amato della storia della Thailandia, che per settant’anni ha rappresentato il simbolo dell’unità e della legittimità nazionale, lascia infatti un Paese estremamente diviso e attraversato da crescenti tensioni politiche, etniche e sociali.

 

Prayuth Chan-ocha(Bangkok, 13 ottobre 2016: il premier Prayut Chan-ocha annuncia la morte del re)

 

Un dato che emerge con evidenza analizzando i risultati del refendum popolare, indetto lo scorso 7 agosto, per decidere in merito all’approvazione della bozza della nuova Costituzione thailandese (la ventesima dal 1932), redatta dalla giunta militare salita al potere nel 2014 attraverso un colpo di stato. Il referendum, pur avendo sancito la vittoria del “sì” con oltre il 60% dei voti favorevoli all’approvazione della bozza, si è tuttavia svolto in un clima di censura pre-elettorale e di forte astensionismo. Il picco dei voti sfavorevoli si è avuto proprio nelle regioni del nord e nord-est del Paese, nelle aree rurali, dove il sentimento anti-monarchico e anti-militare è più forte.

 

Da una parte, dunque, l’élite militare decisa a restare al potere e le varie personalità legate alla Corte Reale intenzionate a conservare i propri privilegi, supportate dalla classe media. Dall’altra, la popolazione rurale e le cosiddette “camice rosse”, dissidenti politici che sostengono l’ex primo ministro in esilio Thaksin Shinawatra e la sua famiglia, che militari e monarchici hanno da sempre cercato di estromettere dalla vita politica del Paese. Ad aggravare ulteriormente l’instabilità politica si aggiungono poi i gruppi islamici separatisti attivi nelle province meridionali, artefici, secondo le indagini, della serie di attacchi bomba avvenuti nella notte tra l’11 e il 12 agosto.

 

Maha Vajiralongkorn(Il principe Maha Vajiralongkorn)

 

In mezzo a tutto ciò il re Bhumibol, seppur costretto da anni a causa di gravi problemi di salute a vivere da ricoverato al Siriraj hospital di Bangkok, si è posto come ago della bilancia, elemento – quasi super-partes – di riferimento morale, considerato al di sopra degli affari della politica thailandese e garanzia, seppur fragile, di una certa stabilità interna.

 

Ora, mentre il Paese si prepara a celebrare un intero anno di lutto, il governo thailandese deve affrontare la questione della ratifica della nuova Costituzione, prevista per il prossimo novembre, che per risultare valida dovrebbe però essere sottoscritta dal re in persona. A tal proposito, il generale Prayuth ha dichiarato che tutto procederà come previsto nonostante la morte del sovrano.

 

Maha Chakri Sirindhorn(La principessa Maha Chakri Sirindhorn)

 

Il sessantaquattrenne Vajiralongkorn sembra non godere della stessa popolarità del padre, sia a causa dei suoi passati legami con Thaksin, che per alcuni aspetti controversi della sua vita privata. L’erede al trono sembrerebbe tuttavia essere riuscito, nell’ultimo periodo, a guadagnare nuovamente la fiducia dei monarchici e dei militari. Anche se c’è chi vocifera sulla possibilità che possa essere la secondogenita di re Bhumibol, la principessa Maha Chakri Sirindhorn, a salire al trono, come d’altronde è previsto da un emendamento della costituzione thailandese risalente al 1997 e concepito dal “Privy Council”, il cerchio magico dei consiglieri del re.

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Fonte: http://www.lookoutnews.it/thailandia-morte-re-bhumibol-adulyadej-successione/

Bob Dylan e Francesco Benozzo | Il menestrello e il bardo al Nobel

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Bob Dylan ha vinto il Nobel per la letteratura 2016 e Francesco Benozzo quello della giuria popolare: una coincidenza che fa riflettere. [...]

Autore: Robo71 | Categoria: Cultura e Spettacoli | Voti: 1 - Commenti: 0


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Matteo Salvini sul Financial Times: "La Brexit è stata una bella boccata d'ossigeno, ci libereremo dell'euro"

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La Brexit? "Una bellissima boccata d'ossigeno". E un impegno: con la Lega Nord al governo si dice addio all'euro. La linea dura di Matteo Salvini sbarca sul Financial Times, dove il leader del Carroccio non le manda a dire sulle questioni più spinose che caratterizzano il presente e il futuro dell'Unione europea. "Tre anni fa", quando la Lega fece una campagna elettorale puntando sull'uscita dall' [...]

Autore: votAntonio | Categoria: Politica | Voti: 6 - Commenti: 0


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USA contro Russia, i rischi della nuova Guerra Fredda

di Alfredo Mantici

 

Mentre la campagna elettorale per la scelta del prossimo presidente degli Stati Uniti si avvia verso la conclusione in un crescendo di battibecchi e di insulti reciproci tra i due candidati, l’Amministrazione uscente del presidente Barack Obama sembra decisa a scandire le ultime battute del suo mandato con atti e dichiarazioni bellicose nei confronti della Russia di Vladimir Putin. Gli scambi di accuse sempre più acrimoniosi tra Washington e Mosca hanno portato i rapporti tra i due Paesi al livello più basso degli ultimi 25 anni.

 

Sul tappeto due punti fondamentali del confronto tra le superpotenze. Il primo è riconducibile alla situazione in Siria, dove russi e americani, dopo il fallimento del tentativo congiunto di stabilire una tregua umanitaria ad Aleppo, hanno interrotto qualsiasi forma di cooperazione sul terreno e chiuso i canali di scambio di informazioni tattiche che avrebbero dovuto comportare un coordinamento dell’impegno militare contro il Califfato. Il secondo elemento di frizione è dato dalle accuse, alle quali ha dato pubblicamente credito Obama, di interferenze russe nella campagna presidenziale americana con tentativi di hackeraggio dei sistemi informatici del partito democratico, presumibilmente volti a raccogliere informazioni imbarazzanti per Hillary Clinton e quindi in grado di favorire il suo avversario, Donald Trump.

 

Su tutti e due i punti le rispettive posizioni sono agli antipodi. Per quanto riguarda la Siria, alle accuse di Washington di aver sabotato la tregua umanitaria con il bombardamento di metà settembre del convoglio di aiuti delle Nazioni Unite, il presidente Putin ha replicato di avere le prove (“e le hanno anche gli americani” ha sostenuto pubblicamente) della responsabilità dei miliziani di Jabhat Fateh al-Sham (ex Jabhat Al Nusra, formazione qaedista), i quali sfruttando la copertura degli USA avrebbero usato la sperimentata tecnica dei barili esplosivi per colpire il convoglio umanitario.

 

Aleppo(Aleppo devastata dai bombardamenti, 13 ottobre 2016)

 

Per quanto riguarda le accuse di pirateria informatica – finora, occorre sottolineare, molto generiche e non circostanziate – ribadite nei giorni scorsi dalla Clinton, queste sono state smentite ironicamente dal ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, in un’intervista alla rete televisiva CNN dell’11 ottobre. Nell’intervista Lavrov ha sostenuto che per il suo Paese è stato “molto lusinghiero ricevere tanta attenzione, visto che solo qualche tempo fa il presidente Obama ci ha definito una potenza regionale. Comunque su questo tema non abbiamo visto esibire alcuna prova”. Gli ha fatto eco il 12 ottobre Putin che, a margine di un convegno finanziario a Mosca, ha liquidato le accuse di interferenza informatica nella campagna presidenziale definendole prive di fondamento e “dettate dall’isteria”.

 

Questi scambi di battute potrebbero essere considerati circoscritti nei confini della semplice dialettica politica se non fossero stati finora seguiti da fatti preoccupanti. Non solo, come detto, Mosca e Washington hanno interrotto qualsiasi forma di cooperazione in Siria, ma i russi all’inizio di ottobre hanno bruscamente abbandonato i colloqui multilaterali sulla limitazione della produzione di plutonio e hanno spostato batterie di missili nucleari Iskandar nella città di Kaliningrad, l’ex Koenisberg che è un’enclave di Mosca in territorio polacco fin dalla fine della seconda guerra mondiale.

 

Russia_missili_Europa

 

 

Mentre gli americani accusano i russi di ostacolare la libera circolazione dei loro diplomatici a Mosca e San Pietroburgo, e i russi replicano sostenendo che i loro diplomatici vengono sistematicamente “molestati” negli Stati Uniti, l’ambasciatore russo a Washington, Sergei Kilyak, ha sottolineato sempre alla CNN che “la qualità delle relazioni tra di noi sono certamente al punto più basso dai tempi della Guerra Fredda”. “I normali canali di comunicazione – ha spiegato – sono interrotti”, aggiungendo che “il rischio di errori di calcolo è elevato, specialmente con le forze militari della NATO schierate alle nostre frontiere”.

 

Prima di Lavrov e Putin ha rincarare la dose per gli Stati Uniti era stato il segretario di Stato John Kerry il quale, intervenendo il 10 ottobre a una manifestazione del partito democratico a sostegno della Clinton, a proposito delle accuse di pirateria informatica rivolte ai russi ha affermato: “loro non possono sperare di cavarsela a buon mercato. Noi vogliamo e possiamo rispondere a questa inaccettabile interferenza nei modi e nei tempi che sceglieremo”.

 

Parole forti alle quali il Cremlino ha risposto spostando ulteriormente in alto l’asticella della tensione: il 13 ottobre Mosca ha ordinato a tutti i suoi funzionari residenti all’estero di “rientrare in patria” con le loro famiglie, dopo che Putin ha annullato la sua visita ufficiale in Francia, prevista per il 18 ottobre, in risposta alle accuse del presidente francese Francois Hollande circa i “crimini di guerra” compiuti a suo dire dai russi in Siria.

 

USA VS.TRUMP - LOOKOUT NEWS - COPERTINA

USA VS. TRUMP: ACQUISTALO IN LIBRERIA E SU AMAZON

 

Quella che si è generata, come si vede, è una situazione che non soltanto appare molto tesa, ma che potrebbe sfuggire di mano in ogni momento se alla mosse di propaganda e alle frecciate verbali dovessero seguire degli “incidenti” sul campo, o in Siria o alle frontiere occidentali della Russia, o in mare aperto dove le flotte della NATO e della Russia si guardano in cagnesco.

 

Una situazione difficile che ha spinto Michail Gorbaciov, ultimo presidente dell’Unione Sovietica, a rilasciare un’allarmata dichiarazione all’agenzia di stampa russa Ria Novosti nella quale l’anziano ultimo segretario del PCUS ha affermato: “io credo che il mondo si stia accostando a una soglia pericolosa. Mi sento di dire: dobbiamo fermarci. Interrompere il dialogo è stato un errore gravissimo. Dobbiamo tornare (noi e gli americani, ndr) alle nostre priorità che sono il disarmo nucleare, la lotta al terrorismo e la prevenzione dei disastri ambientali globali. Di fronte a queste sfide tutto il resto è secondario”. Parole sagge che tuttavia potrebbero perdersi nel crescendo cacofonico di un dibattito politico, indubbiamente reso ancora più incandescente dai toni di un’imbarazzante dialettica preelettorale negli Stati Uniti, e che rischia di mettere a repentaglio la stabilità mondiale se i responsabili politici di Mosca e di Washington non decideranno, rapidamente, di venire a più miti consigli.

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Fonte: http://www.lookoutnews.it/usa-russia-nuova-guerra-fredda/

Ma nemmeno il Premio Nobel svelerà l’enigma Bob Dylan

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«Se la misura della grandezza è quella di allietare il cuore di ogni essere umano sulla faccia della terra, allora era veramente il più grande. In ogni modo è stato il più coraggioso, il più gentile e il più eccellente degli uomini». Così Bob Dylan in memoria di Muhammad Alì, scomparso il 3 giugno 2016. Sincronicità: nel giorno della dipartita di Dario Fo, l’accademia di Svezia concede il Premio N [...]

Autore: apophis2036 | Categoria: Cronaca | Voti: 1 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/nemmeno-premio-nobel-sveler-rsquo-enigma-bob-dylan

Gran Bretagna, i ricorsi contro la Brexit all'Alta Corte di Londra

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Brexit potrebbe subire una battuta d'arresto per il ricorso di alcuni cittadini all'Alta Corte di Londra. [...]

Autore: voxpopuli | Categoria: Politica | Voti: 3 - Commenti: 0


Fonte: http://www.blog-news.it/metapost/gran-bretagna-ricorsi-contro-brexit-all-alta-corte-londra