di Rocco Bellantone
@RoccoBellantone
La crisi in Ucraina torna oggi sotto i riflettori internazionali con un nuovo summit a Berlino del “Quartetto Normandia”, composto dai leader di Germania, Francia, Russia e Ucraina. L’obiettivo è fare il punto sull’accordo per il cessate il fuoco raggiunto a Minsk nel febbraio del 2015 e che finora ha retto a fatica, definire il calendario delle elezioni regionali che dovranno tenersi nel Donbass (regione dell’est dell’Ucraina al confine con la Russia) e fare altri passi in avanti per la smilitarizzazione delle aree in conflitto.
Gli auspici non sono dei migliori come dimostrato dagli ultimi scambi di accuse tra Kiev e il Cremlino. Anche se il rischio maggiore, fanno sapere fonti vicine al governo tedesco citate da Reuters, è che la cancelliera Angela Merkel e il presidente francese Francois Hollande provino a sfruttare l’incontro, e approfittare della presenza del presidente russo Vladimir Putin, per parlare di Siria. La guerra in Ucraina, con i suoi 9.600 morti, rischia perciò di scivolare per l’ennesima volta tra i dossier di “serie B”.
Sullo sfondo dei colloqui di Berlino, nell’est dell’Ucraina continua intanto a tenere banco l’uccisione di Arsen Pavlov, nome di battaglia “Motorola”, tra i più noti comandanti dei ribelli separatisti filorussi, assassinato a Donetsk la sera di domenica 16 ottobre. Pavlov è stato ucciso insieme a una delle sue guardie del corpo dall’esplosione di una bomba deflagrata all’interno dell’ascensore del condominio in cui abitava.
Chi era Arsen Pavlov
Trentatré anni, nato nella repubblica settentrionale russa di Komi, barba rossiccia e temperamento focoso, Pavlov si era guadagnato il soprannome di “Motorola” in Cecenia, dove aveva combattuto con l’esercito russo svolgendo il ruolo di responsabile delle telecomunicazioni. Nella primavera del 2014 aveva attraversato i confini con l’Ucraina unendosi ai movimenti separatisti e ponendosi alla guida del battaglione “Sparta”, passato alle cronache in questi due anni e mezzo di conflitto come uno dei più spietati e imprevedibili del fronte ribelle.
In questi anni Pavlov aveva partecipato in prima linea alla battaglia di Ilovaisk nell’agosto 2014 e agli scontri per la presa dell’aeroporto di Donetsk da parte dei separatisti. Nell’est dell’Ucraina era considerato una sorte di eroe e anche diversi giornali russi lo avevano intervistato e osannato più volte. A Donetsk sono addirittura stati stampati e messi in vendita dei francobolli con il suo volto, anche se non erano in pochi a vedere in lui solo un fantoccio manovrato dal Cremlino. Il governo di Kiev lo considerava invece un criminale di guerra e l’Unione Europea aveva provato inutilmente a “intimorirlo” applicando delle sanzioni individuali nei suoi confronti. Azioni che però non hanno mai seriamente impensierito Pavlov. In città si muoveva spesso a bordo della sua moto, portava a passeggio il figlio nel centro di Donetsk accerchiato da suoi fedelissimi e in un’intervista telefonica rilasciata lo scorso anno al Kyiv Post si era vantato di aver ucciso con le proprie mani diversi prigionieri finiti nelle mani dei ribelli.
(Donetsk, 17 ottobre 2016: il giorno del matrimonio di Arsene Pavlov)
Chi è stato a uccidere il leader separatista?
Subito dopo la sua morte, i separatisti di Donetsk hanno puntato il dito contro il governo ucraino poiché secondo loro avrebbe assoldato gruppi di nazionalisti di estrema destra per eliminare il loro leader. Il presidente del parlamento della Repubblica Popolare di Donetsk, Denis Pushilin, ha accusato le forze militari di Kiev di aver compiuto un “atto terroristico” per destabilizzare il Donbass e minare il già fragile accordo in vigore per il cessate il fuoco. Mentre il capo dei ribelli di Donetsk, Alexander Zakharchenko, ha definito l’omicidio di Pavlov una “dichiarazione di guerra” da parte di Kiev.
Nel serrato scambio d’accuse si è ritagliato qualche ora di visibilità anche un video rilanciato dal sito russo Life News in cui quattro uomini con il volto coperto, inquadrati con alle spalle una bandiera dell’Ucraina, rivendicano l’uccisione di Pavlov. Nel filmato gli uomini dicono di aver agito per conto della “Misanthropic Division”, gruppo di estrema destra che combatte all’interno del battaglione “Azov” contro i separatisti, e che all’uccisione di Pavlov seguiranno altri omicidi eccellenti tra cui quello dello stesso Zakharchenko e di Igor Plotnitsky, il capo dei ribelli nella Repubblica Popolare di Luhansk.
Sono molti però i dubbi sull’attendibilità di questo video, e non solo perché a rilanciarlo per primo siano stati una testata russa e su Twitter il corrispondente di guerra russo Alexander Kots. Il capo di “Misanthropic Division” ha negato che sono stati membri della sua organizzazione a girare il filmato. Inoltre, è difficile che in una città come Donetsk, roccaforte dei separatisti dall’inizio delle ostilità, gruppi nazionalisti riescano a pianificare e portare a termini azioni così eclatanti senza essere prima scoperti e neutralizzati.
Ma ciò che più conta è il modo in cui è stato commesso l’assassinio di Pavlov, una dinamica che lascia credere che il leader separatista possa essere stato tradito da qualcuno degli uomini a lui più vicini. Chi lo ha ucciso è infatti potuto entrare all’interno del palazzo in cui abitava e ha avuto il tempo di piazzare un esplosivo sopra la cabina dell’ascensore che lo avrebbe condotto al piano del suo appartamento.
Pavlov potrebbe dunque essere finito vittima di una faida interna tra quei gruppi ribelli che si contendono il controllo dei traffici illegali che passano per Donetsk da quando la città non risponde più al governo di Kiev. “Motorola”, d’altronde, non sarebbe il primo leader separatista ad aver fatto questa fine. Dall’inizio del conflitto nel Donbass diversi altri comandanti militari sono stati assassinati. Nel maggio scorso era toccato ad Alexey Mozgovoy, che a capo del battaglione “Ghost” aveva fatto della città di Alchevsk, situata nell’autoproclamata Repubblica Popolare Luhansk, il proprio feudo personale. Un’altra pista, cui fa riferimento la BBC, condurrebbe a un vecchio conto che Pavlov aveva in sospeso con un capo militare originario dell’Abkhazia, anche se l’ipotesi appare quella meno probabile. Resta caldeggiata da molti, infine, la ricostruzione secondo cui a commissionare l’omicidio sarebbe stato direttamente il Cremlino, impegnato da mesi a sbarazzarsi attraverso i propri servizi segreti di quelle figure ritenute scomode o non più manovrabili nell’est dell’Ucraina.
Ciò che è certo è che il giovane Arsen Pavlov negli ultimi anni aveva accentrato nelle sue mani molto potere. Un potere che qualcuno non poteva più sopportare.
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Fonte: http://www.lookoutnews.it/ucraina-arsen-pavlov-motorola-ucciso/
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