giovedì 13 ottobre 2016

Filippine, guerra alla droga: i numeri del “metodo Duterte”

di Priscilla Inzerilli

 

“Se la Germania ha avuto Hitler, le Filippine avranno Duterte”. Questo è stato il contenuto di una delle ultime dichiarazioni choc del presidente delle Filippine, che la scorsa settimana, nel corso di una conferenza stampa, si è paragonato nientemeno che al Führer, dichiarandosi felice di eliminare i più di tre milioni (anche se i dati ufficiali parlano di poco più di un milione) di tossicodipendenti presenti nel Paese per “tutelare la prossima generazione”, lanciandosi in un infelice paragone con l’Olocausto.

 

La guerra alla droga intrapresa da Duterte, infatti, non coinvolge esclusivamente spacciatori e altri criminali legati ai traffici delle sostanze stupefacenti, ma gli stessi consumatori di shabu (o shaboo), conosciuta come la “droga dello sballo”, una potentissima metanfetamina che, a partire dalle Filippine, ha preso piede in altri Paesi del Sud-Est asiatico, come l’Indonesia, diffondendosi persino in alcune città italiane come Milano.

 

A partire dal luglio scorso – mese in cui Duterte è entrato ufficialmente in carica – fino alla prima settimana di ottobre 2016, secondo i dati ufficiali diffusi dalla Philippine National Police (PNP) si contano oltre 3.600 decessi, a seguito di operazioni di polizia “ufficiali” terminate in sparatorie, ma anche – e soprattutto – come conseguenza delle azioni dei cosiddetti “squadroni della morte”, sorta di vigilantes incaricati di giustiziare sommariamente spacciatori e tossicodipendenti. Senza contare le persone rimaste assassinate in circostanze definite “inspiegabili”, ancora oggetto di indagine da parte della polizia locale.

 

Filippine_Duterte_droga

 

Parte integrante della campagna contro le droghe illegali condotta dalle forze di polizia è il cosiddetto PNP OPLAN – Double Barrel project Tokhang (dalla contrazione delle parole toktok, bussare, e hangyo, richiesta), un metodo, già abbondantemente “rodato” all’epoca in cui Duterte ricopriva la carica di sindaco nella città di Davao, che prevede il recarsi di casa in casa invitando spacciatori e tossicodipendenti ad arrendersi e ad avere in tal modo salva la vita.

 

Rodrigo Duterte(Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte)

 

Un sistema che sembrerebbe aver dato i suoi frutti: ad oggi, infatti, sarebbero stati 52.967 gli spacciatori e 681.264 i consumatori di droga a consegnarsi spontaneamente alle autorità, per evitare di rimanere coinvolti nel massacro. Facendo riferimento alle statistiche della polizia, nell’arco temporale di circa un anno, i crimini nella capitale Manila – e in particolare i reati per droga – sono diminuiti in maniera significativa; risulta tuttavia evidente che vi sia stato un aumento parallelo degli omicidi (oltre il 120%), di cui una buona parte riguardante quegli assassinii definiti genericamente come “extragiudiziali”.

 

PCIJ-Index-Crime-Volume-T1

 

Di seguito i numeri delle vittime della “war on drugs” condotta da Duterte, secondo i dati diffusi dalla PNP e riportati dal sito web Ripple.com, aggiornati al 6 ottobre:

- 3.684: numero totale delle vittime a partire dal 1 luglio;

- 1.506: soggetti legati alla droga rimasti uccisi nel corso di operazioni di polizia. Il dato risale al 14 settembre 2016, la cifra sarebbe stata però in seguito corretta a sole 1.105 vittime;

- 2.294: vittime di omicidi extragiudiziali (che il PNP ha però chiarito non poter essere direttamente riconducibili alle operazioni anti-droga, a meno che ciò non possa essere determinato “attraverso una corretta indagine”);

- 23.852: numero di operazioni di polizia condotte;

- 22.971: soggetti legati alla droga arrestati;

- 1.701.647: case perquisite tramite il Progetto Tokhang;

- 734.231: il numero totale di persone che si sono arrese alle autorità attraverso il progetto Tokhang;

- 2.105: il numero di casi di omicidi inspiegabili;

- 1.784: numero di morti ancora sotto inchiesta.

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Fonte: http://www.lookoutnews.it/filippine-duterte-droga/

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