sabato 28 gennaio 2017

Lupo, un ritorno indietro di 40 anni

Il Piano per la conservazione del lupo è stato approvato dalla conferenza Stato-Regioni. La notizia è stata data dal Ministero dell’Ambiente, che ha rimarcato come gli Enti Locali abbiano espresso apprezzamento per il Piano.
Il sì definivo al testo è atteso per il prossimo 2 febbraio.

Cosa dice il documento

Il documento si articola di 22 azioni, volte a favorire una migliore convivenza sul territorio tra i lupi e la popolazione, in particolar modo gli allevatori che – negli ultimi tempi – lamentano un numero di aggressioni crescenti ai danni del bestiame.
Il punto più controverso è proprio il ventiduesimo: è previsto, infatti, l’abbattimento controllato di un numero di lupi non superiore al 5% della popolazione totale presente sul nostro territorio.
Misura, questa, che è stata giustificata dal Ministero dell’Ambiente come preventiva anche degli atti di bracconaggio. «Nessuno vuole ammazzare i lupi – ha detto il Ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti –. Vogliamo però una normativa che permetta di conservare la biodiversità e che consenta la convivenza fra questi animali selvatici e gli agricoltori».

WWF contrario

Forte contrarietà per il piano è stata espressa dal WWF. «È dal 1971 che in Italia vige la piena tutela per questa specie – ha spiegato l’associazione che considera la vicenda un ritorno indietro di quarant’anni. «Ci sono voluti decenni per superare l’immaginario del lupo cattivo e pericoloso ma ora, a causa della superficialità con cui è stata gestita la conservazione di questa specie, si rischia di vanificare gli sforzi fatti per la conservazione di un animale simbolo».

Per il WWF la soluzione degli abbattimenti legali, sostenuta in particolare da alcune Regioni come Abruzzo, Toscana, Veneto, Basilicata, Calabria, Valle d’Aosta non sarebbe altro che un’operazione di “distrazione di massa” dai veri problemi strutturali e di compatibilità nel mercato europeo che la zootecnia italiana sta attraversando.

«Gli studi dimostrano che le tecniche di prevenzione dei danni (recinzioni elettrificate e cani da guardia) si sono dimostrate la soluzione più efficace per garantire la convivenza della zootecnia con la presenza del lupo – spiega il WWF. L’abbattimento legale dei lupi non risolve il conflitto con la zootecnia ma rischia di amplificarlo, come dimostra quello che sta succedendo nei Paesi europei che da anni hanno adottato la soluzione degli abbattimenti (Francia, Slovenia e Svezia, Svizzera)».

10 motivi per vietare gli abbattimenti del lupo
Il WWF ha, inoltre, rimarcato come ci sia bisogno di nuove strategie per la conservazione e la gestione del lupo. «La definizione dei criteri per la concessione delle deroghe sugli abbattimenti è una forzatura che ci porta lontano rispetto a quanto prevede la Direttiva Habitat europea», ha aggiunto l’associazione ambientalista, che ha stilato anche un decalogo con tutte le ragioni per opporsi alle uccisioni.
1-Il piano distingue in modo arbitrario una sottopopolazione appenninica e una alpina ma, nella realtà, una è frutto dell’altra.
Al momento non ci sono stime adeguate circa il numero di esemplari di lupo della popolazione alpina e di quella degli Appennini. Non si conosce neppure la loro reale distribuzione e i dati raccolti non sono sufficienti a legittimare gli abbattimenti.
2-Mancano i dati sul lupo appenninico. Le considerazioni positive sulla condizione favorevole di questa sottopopolazione derivano da una serie di conoscenze non comparabili con quelle alpine e sono frutto di un modello predittivo, non di censimenti standardizzati e pluriennali. Non esistono nemmeno dati attendibili sull’effettiva incidenza del bracconaggio.
3-La popolazione alpina è, invece, conosciuta in modo abbastanza approfondito. Dai dati emerge, però, che essa non si trova in uno stato favorevole di conservazione.
4- Finora i piani di prevenzione non sono stati né predisposti né implementati in molte Regioni.
5- I danni causati dai lupi non sono tra i principali problemi della zootecnia italiana. Ad ammetterlo sono gli stessi addetti ai lavori.
6- Ii sondaggi e le raccolte firme mostrano come la maggioranza dei cittadini italiani sia contraria agli abbattimenti.
7-Uccidere esemplari di lupo sperando di contenere i danni agli allevamenti è una falsa illusione: lo dice anche la bibliografia scientifica.
8-Bisogna prevenire la dispersione dei lupi sul territorio, dal momento che gli esperti sono concordi nel dire che i branchi di lupi stabili e strutturati tendono a nutrirsi prevalentemente di Ungulati selvatici (soprattutto cinghiale e capriolo), mentre gli individui singoli tendono a preferire gli animali domestici.
9-Le esperienze passate mostrano come gli abbattimenti legalizzati, in diversi casi, abbiano portato all’acuirsi delle proteste e degli scontri sociali.
10-L’attuale piano è l’esempio di come gli interessi di alcune categorie prevalgano sul volere dei più, non tenendo conto delle evidenze scientifiche e dei principi di tutela nazionali e comunitari. ​

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Fonte: http://www.rivistanatura.com/lupo-un-ritorno-indietro-di-40-anni/

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