di Priscilla Inzerilli
Si è concluso il 27 ottobre il sesto Plenum del Comitato Centrale del Partito Comunista Cinese, il più importante meeting dedicato alle questioni interne di governo, cui hanno preso parte le 357 figure politiche più influenti del Paese. L’evento ha sancito ufficialmente il ruolo del presidente Xi Jinping come “nucleo” (hexin), attorno al quale tutti i membri del Partito sono chiamati a riunirsi, riconoscendo di fatto l’aspetto “totalizzante” della leadership di Xi.
Diversi analisti cinesi e non solo si sono spinti a formulare paragoni con il “Padre della Patria” Mao Zedong, figura che richiama alla mente un modello di guida suprema e autoritaria. Nei tre anni successivi alla nomina a presidente della Repubblica Popolare Cinese, avvenuta nel 2013, Xi Jinping ha lavorato costantemente per accentrare e far confluire i vari poteri entro la propria sfera di influenza diretta. Alla carica di segretario generale del Partito Comunista Cinese si è in seguito aggiunta quella di capo della Commissione Militare Centrale, capo della Commissione permanente del Politburo, presidente della Commissione per l’approfondimento delle Riforme, presidente della Commissione per la Sicurezza Nazionale e infine, nell’aprile del 2016, quella di Commander in chief, ovvero comandante in capo del Centro di Comando operativo congiunto dell’Esercito Popolare di Liberazione, anch’esso invitato a “obbedire strettamente alla disciplina politica e alle regole” stabilite dall’autorità del Partito.
Questa impressionante quantità di cariche ha consentito al presidente cinese di rafforzare la presa su pressoché tutti gli aspetti politici e strategici del Paese, limitando al massimo gli elementi di ostacolo alla propria autorità. L’altro aspetto fondamentale emerso dal Plenum ha riguardato infatti la lotta alla corruzione interna, ampiamente diffusa nel meccanismo delle promozioni e delle nomine. Nel comunicato finale del Plenum è stata annunciata l’espulsione dell’ex vice capo del Partito, di due ex funzionari dell’esercito e dell’ex capo del Partito Comunista della provincia del Liaoning, recentemente finita al centro di un notevole scandalo per brogli nell’elezione dei membri all’Assemblea Nazionale del Popolo, definito dalla stessa agenzia di stampa Xinhua come “senza precedenti dal 1949”.
(Una statua di Mao Zedong in fase di ultimazione a Tongxu, nella provincia di Henan)
La campagna anti-corruzione condotta strenuamente da Xi sin dall’inizio del proprio mandato, sembra però avere a che fare non tanto con la volontà di rendere maggiormente “trasparente” la selezione dei funzionari del Partito o la nomina delle alte cariche militari; quanto con l’obiettivo di consolidare il proprio potere. Xi è infatti ormai da molti ormai considerato il vero e proprio capo politico e militare del Paese, in barba al principio di “leadership collegiale” introdotto da Deng Xiaoping, che guidò la Cina nell’era post-maoista tra il 1978 e il 1993.
Tra le novità attese in vista del prossimo Congresso del Partito Comunista Cinese, previsto per la seconda metà del 2017, vi è il cambio di rotta sull’età massima entro la quale i funzionari possono rimanere in carica, che sino a questo momento era prevista entro e non oltre i 68 anni. Questo significherebbe, per Xi, perdere nel giro di poco tempo il sostegno di alcuni dei suoi uomini più fidati, e dover passare egli stesso il testimone al termine dei prossimi cinque anni. Il presidente non ha però ancora, a tutt’oggi, indicato quale possa essere il suo possibile “erede”.
(Pechino: Xi Jinping a una parata militare a piazza Tiananmen il 3 settembre 2015)
C’è poi la questione relativa ai futuri sviluppi delle relazioni con gli USA, che si avviano verso le imminenti elezioni presidenziali, con tutte le incognite legate al cambio di leadership. Vi sono buone probabilità che il presidente Xi abbia tutta l’intenzione di prolungare il proprio mandato ben oltre i dieci anni “istituzionalmente” previsti, e che il prossimo presidente degli Stati Uniti – quale che sia – si troverà a dover affrontare una Cina guidata da una personalità politica estremamente forte e ambiziosa, la stessa che, pochi mesi fa, aveva promosso una riforma delle Forze Armate cinesi per renderle “capaci nel combattimento, efficienti nel comando, coraggiose e capaci di vincere le guerre”.
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Fonte: http://www.lookoutnews.it/cina-xi-jinping-mao-zedong/
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