giovedì 26 gennaio 2017

​Cowboy contro indiani: Trump dice sì all’oleodotto

Le proteste dei Sioux potrebbero essere state del tutto vane. Come annunciato lo scorso martedì, il presidente eletto Donald Trump si è detto pronto a rinegoziare i termini e le condizioni per la realizzazione dell’oleodotto Dakota Access, al centro di polemiche di ambientalisti e nativi americani poiché il tracciato passerebbe proprio sui luoghi sacri dei Sioux.
Secondo Trump, la costruzione dell’infrastruttura porterebbe circa 28mila nuovi posti di lavoro e consentirebbe una riduzione significativa dei prezzi dell’energia.
Dalla Casa Bianca è stato, inoltre, annunciato che proseguiranno i lavori anche per la costruzione di un altro oleodotto, il Keystone XL, che da Hardisty, in Canada, attraverserà tutti gli States fino a Port Arthur, in Texas.

Polemiche su più fronti

L’annuncio del presidente Trump ha scatenato reazioni indignate. Attraverso il portavoce Dave Archambault, i Sioux hanno dichiarato: «Tutta la popolazione americana deve sapere che l’oleodotto sorgerà sulle nostre terre e senza il nostro consenso».
Secondo la direttrice di Greenpeace Annie Leonard la presidenza dovrebbe concentrarsi sul settore delle energie pulite e non mentire promettendo posti di lavoro.
Il plauso per il via libera ai lavori è giunto, come prevedibile, dalle industrie petrolifere che hanno etichettato la scelta come «una ventata di aria fresca per i lavoratori statunitensi».

 

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