Vecchia storia quella del muro eretto per proteggere l’identità nazionale, una suggestione che si sta per concretizzare nella barriera voluta da Trump fra Stati Uniti e Messico. Ma la natura si sa, non conosce confini amministrativi e al di là della questione socio-culturale – che cercheremo a fatica di lasciare da parte – esiste un problema relativo ai costi ambientali che si preannunciano altissimi.
Le informazioni sulle dimensioni e sulle modalità di realizzazione sono ancora incerte, ma si parla di una barriera di cemento e acciaio alta tra 10 e 20 metri, lunga più di 1500 Km e che attraverserà diversi parchi e riserve.
In base a questo, la prima considerazione da fare sull’impatto ambientale dell’opera riguarda l’interruzione del flusso di animali selvatici che attraversano abitualmente il confine.
Decine di specie anche rare si ritroveranno da un giorno all’altro confinate a Nord o a Sud della barriera con conseguenze gravi sulla biodiversità. L’accesso alle risorse sarà inevitabilmente più difficile, molti animali, infatti, compiono migrazioni periodiche o occasionali tra il Messico e gli Stati Uniti, in base alla disponibilità di cibo e acqua.
Inoltre, l’accoppiamento fra individui di popolazioni diverse è molto utile per garantire la variabilità genetica, una proprietà che rende le specie più adattabili ai cambiamenti ambientali che di questi tempi sono più veloci che mai. In ecologia l’interconnessione è considerata un valore assoluto e fondamentale per avere ecosistemi meno fragili, ed è lampante che quello che ormai è diventato per tutti “Il muro di Trump” va esattamente nella direzione opposta.
218 specie minacciate dal muro
Per farsi un’idea di quante sono le specie coinvolte nell’opera in questione, basta trascorrere qualche minuto sul sito dell’ IPaC (Information for Planning and Conservation), uno strumento online sviluppato dal U.S Fish&Wildlife Service utile per farsi un’idea di quanto un progetto possa essere impattante sull’ambiente.
Stando a una simulazione realizzata da un magazine americano, il muro metterebbe in pericolo 111 specie già a rischio e 108 specie di uccelli migratori. Ma a parte i numeri esatti che, pur se ricavati con uno strumento ufficiale, non sono dati forniti da esperti, è interessante e allarmante osservare l’importanza di alcune delle specie coinvolte.
Il giaguaro, l’ocelot, il lupo, il lamantino, l’aquila di mare dalla testa bianca e molti altri animali che per la loro rarità, o per il loro ruolo ecologico, possono spostare l’equilibrio di un intero ecosistema.
L’interruzione della libera circolazione di grandi predatori (lupo o giaguaro, ad esempio) si ripercuoterà su tutti gli altri animali e, di conseguenza, anche sulle piante e sul paesaggio (il cosiddetto “effetto a cascata”).
Oltre alle conseguenze sugli animali, il muro presenta almeno un altro aspetto critico dal punto di vista ambientale: stando ad alcune stime, l’impresa mastodontica “costerà” all’ambiente circa 1.9 milioni di tonnellate di CO2, praticamente le emissioni della città di Bologna in un intero anno.
Insomma, questo muro farà senza dubbio male all’ambiente e farà ancora più male perché con grande probabilità non risolverà nemmeno il problema che ne ha causato la costruzione.
La salvaguardia dell’ambiente è apparsa fin da subito come qualcosa di trascurabile per Trump e i suoi, non ci si può certo aspettare che un’amministrazione di negazionisti e scettici nei confronti della scienza si ponga delle questioni ambientali prima di realizzare una barriera anti immigrati.
Sicuramente si tenterà di sminuire il problema riducendolo a semplice questione da ambientalisti, in questo caso però i costi ambientali del progetto sono altissimi, e i rischi facilmente prevedibili. Dicevamo… è una vecchia storia.
Illustrazione: Silvia Venturi
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