domenica 12 febbraio 2017

Cambiamenti climatici: come diventerà il pianeta con +2°C

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L’obiettivo dell’accordo di Parigi di limitare l’innalzamento della temperatura media globale “ben al di sotto dei +2” è stato principalmente determinato dalla preoccupazione sempre più concreta per l’innalzamento degli oceani.
Un incremento delle temperature farà sì che i ghiacciai, prima o poi, si sciolgano in modo irreversibile trasformandosi in acqua, andando così ad alimentare gli oceani. Inoltre, siccome i liquidi a una temperatura più elevata si espandono, avremo un’ulteriore potenziale sollevamento del livello dei mari dovuto al processo di dilatazione termica. Nonostante il processo di innalzamento degli oceani sia molto lento, gli effetti legati anche soltanto a un paio di gradi di riscaldamento globale sarebbero molto intensi, soprattutto per le aree costiere.

Il proposito dell’accordo di Parigi di mantenere la temperatura ben al di sotto di +2°C (la speranza più ambiziosa è di +1,5°C) rispetto ai valori preindustriali genera confusione, in quanto il termine “preindustriale” non è sempre ben spiegato; si fa riferimento ai livelli di CO2 nell’atmosfera e alla temperatura media osservati nel periodo 1850-1900, agli albori della civiltà industriale. Ma già negli anni ’80 del XX secolo, quando gli scienziati hanno lanciato i primi allarmi sui rischi del cambiamento climatico, la temperatura media del pianeta era già aumentata di circa +0,4°C rispetto a quel periodo di riferimento. Stando ai dati del 2016, l’innalzamento attuale raggiunge i +1,2°C rispetto ai valori preindustriali: abbiamo già superato, quindi, più della metà del “margine” di incremento massimo consentito che è stato concordato a Parigi.

Scenari futuri

Stando a questi dati, quale potrebbe essere l’aspetto di un pianeta soggetto a un riscaldamento di +1,5-2°C?
Non molto diverso… all’inizio. A seconda dell’imponderabile variabilità climatica, il 2020 potrebbe essere il primo anno in cui la temperatura avrà raggiunto un innalzamento di +1,5°C. Durante questo primo periodo potremmo aspettarci alcuni eventi meteorologici estremi: ondate di calore e piogge torrenziali potrebbero aumentare di frequenza, mentre altri eventi meteorologici potrebbero rimanere invariati. Risulta, infatti, molto complesso discernere la variabilità naturale dal vero e proprio cambiamento climatico.
Ma quest’ultimo di sicuro farà aumentare le probabilità che tali eventi si verifichino, lo dice la statistica, con l’esempio dei “doppi dadi”: lanciando due dadi avverrà più di frequente che uno si fermi sul “6” rispetto al lancio di un singolo dado. Allo stesso modo, combinando gli effetti dei cambiamenti climatici con la naturale variabilità del clima, aumenteranno le possibilità che si verifichino ondate di calore. Inoltre, processi come l’innalzamento degli oceani o l’estinzione di specie a causa del cambiamento climatico sono particolarmente lenti e spesso non ci permettono di notare chiare differenze in un breve lasso di tempo: ma quando ce ne rendiamo conto, spesso è ormai troppo tardi per intervenire.

Oltre il riscaldamento globale

La maggiore quantità di CO2 presente nell’atmosfera viene in parte assorbita dagli oceani, causando una diminuzione di pH dell’acqua e rendendo quindi il mare più acido. Il processo di “acidificazione degli oceani” comporterà degli impatti a livello degli organismi marini, come spiegato in un post precedente.
La Natura, però, ha anche delle capacità di resilienza, come nel caso delle piante. Una maggiore quantità di anidride carbonica riversata nell’atmosfera potrà essere compensata in parte dalle piante, il cui processo di fotosintesi aumenta con l’incremento della concentrazione di CO2.

Gli impatti legati al limite di +1,5°C

Vi è un ampio dibattito riguardo all’effettiva possibilità di mantenere il riscaldamento globale sotto a +1,5°C. Anche se questo fosse possibile, si osserveranno comunque numerose conseguenze a livello di biodiversità, clima e agricoltura. Senza soffermarci sui potenziali impatti economici (positivi o negativi che siano), per riuscire a limitare il riscaldamento a +1,5 °C le emissioni nette di CO2 dovranno raggiungere un valore negativo verso la fine del secolo. Per far sì che questo modello si possa verificare nella realtà, non sarà solo necessario interrompere immediatamente ogni emissione di gas serra, ma anche prelevarne una buona parte dall’atmosfera. Dovrebbero essere create ampie aree di foresta e di piantagioni per la bioenergia per aumentare il processo di cattura dell’anidride carbonica con la fotosintesi.

Sarebbe quindi ingenuo guardare al processo del cambiamento climatico pensando: «L’aumento di +1,5°C finora raggiunto non ha comportato grandi cambiamenti, possiamo rilassarci e lasciare che la temperatura si alzi ulteriormente». È di vitale importanza tenere a mente che qualsiasi sia il livello d’innalzamento della temperatura già avvenuto, non ne abbiamo ancora visto tutti gli effetti o gli impatti. Comunque vada, il nostro Pianeta avrà un aspetto ben diverso da quello che vediamo ora.

 

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