C’è una nuova interessante scienza nel panorama delle discipline che tentano di riconnettere l’Uomo alla Natura, ed è l’ Ecopsicologia.
Nasce in California all’inizio degli anni Novanta, partendo dalla constatazione di una correlazione esistente tra il crescente disagio esistenziale, individuale e sociale, e l’aumento del degrado ambientale, parallelo al rapido processo di urbanizzazione che ha cambiato radicalmente stili di vita e abitudini di una grande parte della popolazione mondiale.
Si tratta dunque di una disciplina di sintesi che, unendo metodi e concetti dell’ecologia (macrocosmo) e della psicologia (microcosmo), promuove un’ampia e nuova visione dell’essere umano e del mondo ridefinendo il nostro ‘essere e agire’ in termini da antropocentrici a ecocentrici. Dalla consolidata convinzione di essere ‘padroni del pianeta’ possiamo a poco a poco cominciare a riconoscere di essere parte integrante e sinergica in un complesso ecosistema vivente in cui è richiesta la nostra presenza attiva e responsabile, come specie e come singolo individuo. E ciò avviene proprio cercando la connessione con la Natura, sia esteriore sia interiore, immergendosi in essa e dialogando attraverso varie pratiche creative e sensoriali, ma in modo estremamente concreto.
Come scrive la psicologa Marcella Danon, una delle più attive promotrici dell’Ecopsicologia in Italia «L’obiettivo diventa quello di favorire il processo di crescita personale e l’autorealizzazione al fine di attivare i valori di libertà, creatività e responsabilità necessari per il salto evolutivo richiesto dai tempi attuali: diventare cittadini terresti, consapevoli, co-creativi, resilienti, capaci di interazioni ecologiche e funzionali al benessere di intera rete di ecosistemi interconnessi, nel micro e nel macro. La ricerca di sé, dei talenti da far emergere e fiorire, dei valori profondi significativi per la propria esistenza, il passare dall’‘essere reattivi’ al ‘diventare ricettivi», si trasformano in tappe verso il consolidamento di un senso ancor più ampio della vita in cui ognuno di noi viene chiamato a dare un contributo, il ‘suo’ peculiare contributo”.
In questo percorso, la natura diventa punto di partenza, setting e punto di arrivo. Partendo dall’Oikos, (l’ambiente , la Natura, la Terra, Casa nostra e di tutta l’Umanità) e arrivando al Logos, alla dimensione spirituale e divina riconoscibile in ogni uomo, ma anche nella natura stessa. E ciò passando attraverso Psichè, l’Anima, ovvero tramite i sensi e i sentimenti e le emozioni che il rapporto con il mondo naturale facilmente genera.
In questo percorso l’ Ecopsicologia investe molto sulla crescita personale, fiduciosa che, per il principio di autorganizzazione, una volta contattata e riattivata la propria ricchezza interiore sia più facile per ognuno tradurre questa riconnessione interiore con una modalità più empatica, ecologicamente intelligente e responsabile di interazione col mondo esterno. Tutto ciò con un taglio moderno e organizzato, ben oltre la confusione anche metodologica dei primi anni di esperienze legate all’educazione e sensibilizzazione ambientale e a fronte di richieste che giungono in tal senso un po’ da tutti i settori della vita sociale e non solo dal mondo della scuola. Non a caso gli ecopsicologi sempre più si stanno specializzando, tramite specifici corsi di formazione accessibili a molti (non solo con una formazione psicologica), in percorsi di “ecotuning” o di “green life coaching”, per svolgere in modo efficace ed anche istituzionalmente riconosciuto il loro prezioso lavoro di facilitatori tra Uomo e Natura, come “terrestri innamorati del Pianeta Terra”.
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