di Rocco Bellantone
@RoccoBellantone
Lavori in corso ai vertici del MIT, l’agenzia di intelligence nazionale della Turchia. Dopo le polemiche seguite al fallito colpo di stato dello scorso 15 luglio, quando i servizi segreti di Ankara vennero accusati da più parti di non aver agito in tempo per prevenire l’azione dei militari golpisti, iniziano adesso a filtrare le prime notizie sul piano di ristrutturazione interna dell’agenzia. Un piano voluto dal presidente Recep Tayyip Erdogan, che punterebbe così a ottenere un controllo sempre più capillare dei servizi.
Fondato nel 1965 sulle ceneri del Servizio di Sicurezza Nazionale, il MIT è un servizio unico. I suoi ambiti operativi sono l’intelligence interna, l’OSINT (Open Source Intelligence), il controspionaggio e la cyber security. Istituzionalmente risponde al presidente, al primo ministro, al capo di Stato Maggiore e ad altre strutture dello Stato, comprese quelle che si occupano della gestione dell’economia. Dal novembre del 2015 il direttore del MIT è Hakan Fidan, un politologo laureatosi in Turchia e specializzatosi negli Stati Uniti con alle spalle una lunga esperienza militare.
Secondo l’Osservatorio Al Monitor, presto la struttura del MIT potrebbe essere ampliata con il passaggio dagli attuali quattro dipartimenti a sei. I due nuovi dipartimenti si occuperanno rispettivamente del coordinamento delle comunicazioni tra il MIT e le principali istituzioni dello Stato, in particolare i ministeri dell’Interno e degli Esteri, e delle operazioni speciali. Quest’ultimo è un dipartimento su cui il governo turco intende investire molto sia in termini di economici che di risorse umane. L’unità verrà infatti posta al comando della gestione delle operazioni militari in corso nel nord della Siria, dove l’esercito turco è intervenuto alla fine dell’agosto scorso lanciando l’operazione “Scudo sull’Eufrate” in funzione anti-curda, e in Iraq, dove è stato dispiegato un contingente e caccia per garantire ad Ankara voce in capitolo nella spartizione dei territori che seguirà alla fine della battaglia di Mosul contro lo Stato Islamico.
Nuove nomine
Oltre all’introduzione di questi due nuovi dipartimenti, è prevista la nomina di altri quattro vice sottosegretari (figure che rispondono direttamente al direttore Hakan Fidan) che saranno responsabili delle seguenti unità: intelligence per la sicurezza, intelligence strategica e intelligence informatica, tutte e tre con compiti operativi; servizi amministrativi interni, con compiti gestionali.
L’unità di intelligence strategica avrà un ruolo centrale nel nuovo assetto del MIT poiché si occuperà della pianificazione e del coordinamento delle operazioni di intelligence all’estero (raccolta e analisi di informazioni).
Il responsabile dell’unità che si occuperà dell’intelligence informatica potrebbe essere Cemalettin Celik. Entrato nel MIT nel 2012, nel dicembre 2013 è stato nominato vice direttore della Turkish Telecommunications Directorate (TIB), per fare poi ritorno in pianta stabile nei servizi dopo lo scioglimento di questa autorità governativa a seguito del golpe del 15 luglio perché sospettata di essere infiltrata all’interno da sostenitori di Fethullah Gulen, principale oppositore del presidente Erdogan accusato di aver tramato il colpo di stato. Nonostante i suoi trascorsi in questo ente, Cemalettin Celik dovrebbe dunque ottenere una promozione grazie agli ottimi rapporti che da tempo lo legano al direttore Hakan Fidan.
Proprio Fidan negli ultimi mesi è stata una delle figure più discusse in Turchia. Dopo il colpo di stato sembrava prossimo a un passo indietro forzato, e invece secondo diversi analisti ha mantenuto il suo posto poiché sarebbe stato a conoscenza del piano dei golpisti e, d’accordo con Erdogan, li avrebbe spinti a esporsi per permettere poi al governo di avere campo libero nella gestione del Paese. Fidan, dunque, non dovrebbe rischiare nulla, anche se di fatto con questa riforma i servizi sono destinati a perdere ulteriormente autonomia divenendo sempre di più un’agenzia non al servizio dello Stato bensì soprattutto del presidente Erdogan.
(Da sinistra il direttore del MIT Hakan Fidan e il capo di stato maggiore Hulusi Akar)
Le altre mosse di Erdogan
All’ombra di questi cambiamenti Ankara continua a muovere le proprie pedine su altri fronti interni e all’estero. Non solo in Siria e Iraq, ma anche in Europa e Israele. Ismail Hakki Musa, vicedirettore del MIT, sarà il nuovo ambasciatore della Turchia a Parigi in sostituzione del diplomatico Hakki Akil. Musa non sarebbe stato scelto a caso per questo incarico. Secondo gli oppositori curdi del governo turco, Erdogan lo avrebbe infatti inviato nella capitale francese per fargli coordinare azioni mirate contro i militanti del PKK (Partito dei Lavoratori del Kurdistan) residenti nell’Europa Occidentale. Compito che Musa avrebbe già assolto tra il 2011 e il 2012, nel periodo in cui era stato ambasciatore a Bruxelles, quando nel mirino dei servizi turchi finirono Sakine Cansiz, Leyla Soylemez e Fidan Dogan, tre donne legate a diverso titolo al Pkk, il partito dei lavoratori curdo, poi giustiziate a Parigi nel successivo 2013.
Interessanti sono anche gli sviluppi che riguardano i rapporti diplomatici con Israele, ripresi nel giugno scorso dopo le tensioni durate per anni a seguito dell’eccidio del 2010 della Mavi Marmara, la nave che portava aiuti umanitari a Gaza, in cui le forze di sicurezza israeliane uccisero nove attivisti turchi. Per il 15 novembre è prevista la nomina dell’ambasciatore turco a Tel Aviv e di quello israeliano ad Ankara. In parallelo, i due Paesi lavorano per smussare altre distanze. Israele chiede alla Turchia segnali concreti affinché non offra più sostegno ad Hamas. Secondo Mossad e Shin Bet, i servizi segreti esterni e interni israeliani, la Turchia garantisce rifugio a diversi leader militari dell’organizzazione terroristica palestinese Hamas, sospetto finora negato da Ankara che ha ammesso esclusivamente la presenza nel suo territorio di esponenti politici dell’organizzazione. Un’intesa per il momento sembra lontana. Ma altre questioni di interesse reciproco – non solo la sicurezza regionale ma anche lo sfruttamento congiunto di giacimenti di gas nel Mediterraneo – spingono entrambi i Paesi a dare continuità alla fase di distensione delle relazioni avviata a giugno.
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Fonte: http://www.lookoutnews.it/turchia-erdogan-mit-servizi-segreti/
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